Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
 
  

Storia dell’emigrazione veneta

Breve storia dell’emigrazione dal Veneto

Un viaggio fisicamente faticosissimo al termine del quale non c’era che un porto d’arrivo e l’immenso e sconosciuto entroterra davanti. Ma, al di là della loro indole di lavoratori, i veneti avevano con loro un potente alleato: la fame. Perché il Veneto, che sotto l’Austria era ancora una delle province più ricche della penisola, dopo l’annessione del 1866 precipitò in un declino agricolo che, ancora negli anni sessanta di questo secolo, ne denotava la povertà e l’arretratezza. Le cause del declino sono molte, dalle tasse sul macinato alla politica di dazi commerciali contro la Francia. Ma le vittime di una situazione economica furono principalmente braccianti e piccoli proprietari terrieri che, come testimoniano le opere poeta dialettale Domenico Pittarini, svilupparono una cocente e radicata nostalgia nei confronti dell’Impero Asburgico. Le prime esperienze migratorie, perciò, si indirizzarono proprio verso Vienna e l’Europa centrale, forse seguendo la traccia di movimenti stagionali e flussi commerciali precedenti l’unificazione. Si trattava di una emigrazione temporanea, nella quale partivano solo i capifamiglia che, come emerge dai racconti dello scrittore Mario Rigorni Stern, stavano assenti una stagione per rimpinguare il bilancio familiare.


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Data pubblicazione 31/10/2013 12:11:00