Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
 
  

L' emigrazione dal Friuli Venezia Giulia in Brasile

Le prime notizie relative alla possibilità, per gli abitanti dell’attuale regione Friuli Venezia Giulia, di raggiungere come emigranti le campagne del Brasile risalgono al 1872. L’8 giugno di quell’anno, infatti, il Console Generale del Brasile a Trieste Barone Mario de Morpurgo invia all’Eccellentissimo Imperial Regio Governo Marittimo della città giuliana alcuni esemplari e relativa traduzione del contratto sottoscritto il 31 gennaio precedente a Porto Alegre, nello stato del Rio Grande do Sul, da Jeronymo Martiniano Figueira de Mello, Presidente della Provincia di São Pedro do Rio Grande do Sul e da Caetano Pinto & Irmão e Holtzweissig & C.ª per l’introduzione di quaranta mila coloni nell’arco di dieci anni . Nella lettera che accompagna la copia del contratto, il Console Generale chiede di rendere l’accordo “di pubblicità per scienza e conoscenza di chi possa interessare tale stipulazione per parte di quel Governo [brasiliano] onde non venire eventualmente ingannati dai contrattatori o loro incaricati”.

Secondo l’articolo primo dell’accordo, infatti, Caetano Pinto & Irmão e Holtzweissig & C.ª “si obbligano d’introdurre in questa Provincia [São Pedro do Rio Grande do Sul], nello spazio di dieci anni, sino al numero di quaranta mila coloni, distribuiti in famiglie, morigerati, in perfetta salute, mai minori di due anni ne maggiori di quarantacinque, tranne nel caso di capifamiglia”. I coloni, aggiunge il contratto, “saranno di tre classi: industrianti, giornalieri ed agricoltori. I coloni non agricoltori non potranno eccedere in numero il dieci per cento della totalità”. L’articolo sesto stabilisce che “gli emigranti saranno originari, metà del Sud e metà del Nord dell’Europa, e soltanto potranno essere: Scandinavi, Scozzesi, Inglesi, Olandesi, Belgi, Tedeschi, Svizzeri, Austriaci, Ungheresi, Francesi, Baschi e Portoghesi”. Nello stesso articolo si segnala che “i Tedeschi non potranno superare la metà del totale complessivo di emigranti”. L’articolo successivo stabilisce che “il numero di coloni ad introdursi in ogni anno sarà di un massimo di sei mila e di un minimo di due mila salvo in caso di forza maggiore giustificata innanzi al Governo della Provincia”. L’articolo sette stabilisce i benefici offerti dalle autorità agli agenti Caetano Pinto & Irmão e Holtzweissig & C.ª “che riceveranno la sovvenzione di sessanta mila reis per individuo maggiore di quattordici anni; di cinquanta cinque mila reis per quelli che fossero dai dieci ai quattordici e di venticinque mila reis per quelli che fossero di due anni a dieci compiuti”. Secondo l’accordo, il Governo della Provincia de São Pedro do Rio Grande do Sul “riceverà i coloni nella città di Rio Grande od in questa capitale [Porto Alegre] se sino qui venissero i bastimenti che li trasportano” (art. 9) e “garantisce ai coloni ospitalità ed alimentazione nella città del Rio Grande, come pure i trasporti da colà per questa capitale o per le Colonie Provinciali” (art. 14). I friulani “austriaci” e gli abitanti della Venezia Giulia soggetta all’amministrazione dell’impero austro-ungarico non sembrano aderire alle facilitazioni offerte dal trattato e bisognerà attendere fino al 1877 per rilevare un numero relativamente consistenti di passaggi verso il Brasile. Nel corso di quell’anno, tuttavia, il Ministero degli Interni austriaco addotta una serie di misure per dissuadere l’emigrazione in Brasile: l’ufficio governativo infatti diffonde uno stampato dal titolo La sorte degli emigrati al Brasile nel quale vengono descritte le esperienze negative di alcuni insediamenti di coloni negli stati del Minas Geraes, di San Paolo e di Bahia.

Javier Grossutti


            

Data pubblicazione 29/10/2013 16:12:00