Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
 
  

Storia dell’emigrazione veneta

Breve storia dell’emigrazione dal Veneto

3,3 milioni di emigranti in cento anni. Tanti furono i veneti partiti per il mondo tra il 1876 e il 1976. Di gran lunga i più numerosi tra gli emigrati italiani. Tre milioni partiti per fondare nuove e ricche comunità che tutt’ora rappresentano ‘l’altro Veneto’: quello al di là del mare, dove i quasi cinque milioni di emigrati e oriundi non hanno dimenticato né la lingua né le tradizioni della loro terra d’origine. L’emigrazione veneta è stata un’epopea silenziosa della quale abbiamo poche testimonianze autoptiche perché pochi tra coloro che l’intrapresero avevano la cultura e le conoscenze bastevoli a raccontarla per iscritto. La sua più grande testimonianza, nei campi coltivati a vite in Brasile come nei deserti australiani trasformati in giardini, è nel segno profondissimo che i nostri emigrati ebbero sulla storia e l’economia dei Paesi che andarono a popolare. Al punto che, tutt’ora, nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul il significato di ‘polenta’ è passato ad indicare genericamente l’impeto e la forza. Di forza, sicuramente, gli immigrati veneti, impiegati come braccianti nelle piantagioni brasiliane, come operai nella nascente industria tedesca di fine ottocento o come minatori in Belgio e Svizzera, dovettero averne molta. Solo il viaggio transoceanico, divenuto la principale forma di emigrazione dal 1876, consisteva in lunghe settimane nella stiva spoglia di una nave senza mobilio né cuccette e in condizioni igieniche e di promiscuità che un emigrato del secondo dopoguerra, pur sui più confortevoli bastimenti Liberty, definirà senza mezzi termini “infernali”.


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Data pubblicazione 31/10/2013 12:11:00