Germania
Data di partenza:
1957
Luogo di origine:
BUJA
Luogo di destinazione:
Baden-Wuerttemberg
Mestiere:
Studentessa
Viaggio:
Treno
Franca Brollo è nata il 13 settembre 1942 a Urbignacco, frazione di Buja (UD). Durante la guerra il padre si era arruolato nell'aeronautica militare. Finita la guerra è emigrato in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone dove è rimasto per circa tre anni. Concluso il suo contratto di lavoro è emigrato in Francia e dopo un paio di anni si è trasferito in Germania nella regione della Saar dove lavorava come fornaciaio. In quegli anni Franca, il fratello e la madre erano rimasti in Friuli per accudire il nonno rimasto solo.
Dopo la morte del nonno la madre di Franca raggiunge il marito in Germania portando con sé il figlio maschio. Non avendo certezze sulla vita che avrebbero trovato in Germania decide di lasciare temporaneamente Franca in un collegio di salesiani a Pordenone. Un anno dopo, nel 1957, la madre di Franca, constatate le migliori condizioni della vita nella Saar, va a prendere la figlia. Franca ricorda il lungo viaggio per la Germania reso più difficile dal fatto che, non conoscendo il tedesco, sbagliano treno e allungano il tragitto. Franca racconta di aver pianto molto lasciando il Friuli perché non sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Il primo impatto con il suo nuovo paese è stato difficile, tutto era grigio e triste. Franca si trovava a vivere per la prima volta con il padre che era molto severo e anche questa scoperta la lascia amareggiata. La sua famiglia era la prima famiglia friulana che viveva nella Saar, gli altri erano in maggioranza erano uomini soli, calabresi o siciliani, che vivevano nella fornace o nelle baracche. Il padre di Franca però ha voluto far vivere la sua famiglia in una casa dignitosa e aveva preso in affitto un'appartamento in uno stabile abitato anche da tedeschi. Un amico del padre che aveva un negozio di generi alimentari assume Franca come apprendista per servire i clienti italiani che non parlavano tedesco. Franca aveva 14 anni e avrebbe dovuto frequentare la scuola ma non sapeva il tedesco. A scuola ricorda di essere stata accolta con freddezza e relegata in un angolo da dove non poteva capire niente di quello che dicevano e per lei era impossibile poter prendere parte alla lezione.
Franca racconta di come dopo la prima umiliazione subita a scuola riesce grazie all'aiuto di una professoressa ad imparare il tedesco e a progredire con gli studi.
Dopo il diploma Franca si reca a Saarlouis dove c'era la missione cattolica italiana che cercava qualcuno che potesse fare da assistente. La Caritas tedesca veniva gestita dalla piccola diocesi di Treviri che negli anni '60 aveva quattro dipendenti a disposizione dei migranti italiani. Così Franca decise di lavorare alla Caritas di Saarlouis con un missionario trentino, Don Luigi Frandiolli.
In Germania si poteva ottenere la cittadinanza dopo almeno otto anni di residenza, si doveva conoscere la lingua e la costituzione tedesca e si doveva rinunciare alla cittadinanza italiana. Negli anni '60 Franca decide di non acquisire la cittadinanza tedesca per non rinunciare a quella italiana.
Da cinque anni la Germania ha cambiato leggi e ora si può avere la doppia cittadinanza, Franca dice che ora chiederà anche quella tedesca.
Franca faceva parte della commissione interna dell'ACLI di Stoccarda come membro della diocesi di Rodigo Stugart che aveva 270 dipendenti. Franca faceva parte della commissione interna i cui compiti erano di tutelare i lavoratori e garantire i loro diritti. Faceva anche da tramite tra lavoratori e datore di lavoro. In seguito è stata eletta presidente della commissione. Franca riceve l'onorificenza Pro Ecclesia et Pontefice conferitale dal Monsignor Petris.
Franca dice di aver riscoperto la sua identità friulana dopo essere emigrata in Germania. Aveva lasciato il Friuli a 14 anni e nella sua infanzia l'ha sempre associato alla povertà ma crescendo e conoscendo altre persone ha rivalutato il valore della sua terra d'origine e dopo essersi sposata vi è tornata spesso. Franca ha incontrato delle difficoltà nel capire quale fosse la sua identità. In Italia la chiamavano "la tedesca" e viceversa. Con il tempo ha capito che appartenere a due culture rappresentava una ricchezza e dice di essersi arricchita molto grazie all'amicizia con persone di diverse nazionalità. Sua figlia Nadia parla l'italiano, il tedesco e l'inglese.