Francia
Data di partenza:
1951
Luogo di origine:
SUSEGANA
Luogo di destinazione:
Aquitania
Mestiere:
contadina
Viaggio:
Treno
Le vicende migratorie dei coniugi Bianchin rivivono nel racconto delle due figlie che uniscono alle memorie spesso narrate dai genitori, i loro ricordi personali dell'infanzia passata in Francia. Suzette, più anziana di quattro anni rispetto a Denise, frequenta anche le scuole a Bourdelles tanto che, quando la famiglia rientra a Sacile nel 1962, dovrà ripetere un anno per recuperare gli insegnamenti di lingua italiana. In casa, infatti, la lingua parlata era il francese, anche perché nella zona della La Réole pochi erano gli emigranti italiani. Il padre, Giovanni Bianchin originario della provincia di Treviso, dopo esser emigrato da bambino a Milano come garzone in panetteria decide di seguire l'invito della sorella Gina, già in Francia, e provare la strada della mezzadria: prima esperienza di lavoro nei campi per lui che aveva lavorato nelle miniere di carbone di Montecatini e Merano. Un'esperienza, quella della mina, non molto lunga ma sufficiente a farlo ammalare di silicosi, assieme al fratello con cui era partito. Anche il padre di Giovanni era emigrato in America nella città di New York. Trascorso il primo anno in Francia, Giovanni rientra e sposa nel 1951 Giovanna Dassiè. La signora parte per Bourdelles poco dopo il marito, ma, come a lei stesa piaceva ricordare, da clandestina non avendo ancora tutti i documenti per l'espatrio: sarà il padrone poi a regolarizzare la sua presenza oltralpe. Giovanna, la cui famiglia era originaria di Ponte della Priula (Tv), prima di sposarsi aveva sempre lavorato nei campi paterni e aiutato in casa. Suzette ricorda bene la loro casa in Francia e di come gli spazi fossero predisposti per sopportare le non rare piene della Garonne che inondava i terreni e concimava i campi. Coltivazione particolarmente importante era quella del tabacco che occupava gran parte delle fatiche dei genitori e anche quelle di un garzone che solo per l'occasione veniva chiamato. I coniugi Bianchin non hanno mai dimenticato la solidarietà e l'aiuto ricevuto dalle famiglie francesi, a tal punto che i rapporti continuarono intensi anche dopo il loro ritorno in Italia. Fu la signora Giovanna a spingere per il rientro: venuto il momento di scegliere se accettare o meno la cittadinanza francese la donna preferì tornare in Friuli, mentre il padre, ricordano le figlie, sarebbe volentieri rimasto. Nonostante questo i due non rimpiansero mai il periodo in Francia, vissuto come un momento di sacrificio necessario per accedere a una situazione di vita migliore e realizzare i loro sogni da giovane coppia.