Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
I mestieri degli emigranti

 

I mestieri dei migranti

Dalla Carnia emigrano principalmente muratori, carpentieri, scalpellini, addetti alle segherie e si dirigono principalmente in Austria e in Germania. Alcuni raggiungono la Romania, la Turchia e anche l’Egitto. Nel primo decennio dei Novecento l’11 % dell’emigrazione carnica è composta da donne, metà di esse proviene dalla Val Resia e accompagna i mariti, artigiani o commercianti ambulanti; negli altri casi si tratta di domestiche o di addette alla cucina dei gruppi organizzati di operai, tra i quali ci sono i loro mariti, o di addette a particolari lavori, come l’accatastamento delle tavole nelle segherie o il trasporto di materiali nei cantieri edili. I ragazzi erano meno numerosi, attorno al 3 %, solitamente apprendisti muratori e braccianti. sottoposti comunque a pesanti lavori di trasporto.
Anche dalla area montana e pedemontana della Destra Tagliamento si emigra per lavorare nel settore edile, ma con una particolare specializzazione, quella di mosaicisti e terrazzieri, che avviata nella zona di Sequals, si estende in tutta l’area circostante: questa particolare attività trova occasione di esprimersi in tutta Europa e fuori di essa. Molti anche gli specialisti in costruzioni ferroviarie e stradali e gli scalpellini e i minatori delle zone di Aviano e Montereale e della Val Cellina: trovano lavoro anche nelle miniere del Nord America.
Verso le Americhe si emigra dalla pianura della Destra Tagliamento, a fare lavori non qualificati, nell’agricoltura o nell’edilizia o nelle miniere, ma soprattutto per rimanervi, nelle varie colonie costruite dal nulla sui terreni dati in concessione governativa.
Dall’inizio del secolo in Sud America va ormai solo chi ha una professionalità precisa e si dirige verso i grandi centri urbani. E’ l’America settentrionale ora che attrae di più, con le possibilità di lavoro nelle grandi opere edilizie, stradali e ferroviarie, e negli stabilimenti industriali: vi si dirigono soprattutto dalle zone (di San Daniele, Codroipo, Latisana, San Pietro al Natisone).
Dalla pianura in genere provengono i fornaciai, sia dal Pordenonese che dal Circondario di Udine, rappresentando circa l’80% dell’emigrazione di quelle zone, e tra essi numerose donne e ragazzi. sottoposti anch’essi a lavori pesantissimi e orari massacranti: sono ingaggiati da piccoli imprenditori della zona di Buia, Maiano, Fagagna, che appaltano a loro volta la produzione nelle fornaci del centro Europa. tenendo basse le loro offerte e di conseguenza pagando pochissimo gli operai. Si tratta del caso tipico dell’emigrazione non professionale, per la quale non erano richieste, tranne che per i capi operai, competenze particolari, a differenza dei muratori e capimastri che, soprattutto se organizzati in gruppi omogenei, esperti e specializzati, erano in grado di assumere lavori tecnicamente impegnativi e quindi adeguatamente compensati.

Giancarlo Bettuzzi


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